Usanze tipiche
Lombardia
Val Tidone
Galina Grisa

In Val Tidone, vallata dell'Appennino pavese e piacentino formata dal torrente omonimo, è sopravvissuto un rito della tradizione pasquale e primaverile: la Galina Grisa, detta in dialetto Galëina Grisa.
Questa manifestazione è legata al Calendimaggio (o cantar maggio), sagra stagionale che si tiene per festeggiare l'arrivo della primavera e che ha luogo ai primi di maggio, da cui il nome, e rappresenta la questua dei riti del ciclo pasquale.
In particolare nel comune pavese di Romagnese, la Galina Grisa si svolge la sera del sabato Santo: la parte centrale dei rituali è rappresentata dall'usanza di eseguire canti di questua e la raccolta delle uova.
In altri paesi della Val Tidone piacentina, la Galina Grisa è legata ai festeggiamenti per l'arrivo della primavera e si svolge il giorno del primo maggio mantenendo il nome e lo schema della questua.

Un ruolo fondamentale è rappresentato dalle uova, simbolo di rinascita e quindi legate alla resurrezione di Cristo, per i riti pasquali, e alla rinascita della natura, per i riti laici. Un tempo le uova erano, per le famiglie contadine e montanare, l'unico dono che si poteva fare ai questuanti, che, accompagnati da un suonatore di fisarmonica passavano di casa in cascina per cantare le strofe bene auguranti della Galina Grisa. I padroni di casa offrivano loro uova o cibo e il ricavato della questua veniva poi trasformato in frittate accompagnate da vino, salumi e dolci per gustare in compagnia un ricco banchetto.
Ancora oggi a Romagnese (Pavia) si svolge questo rito come un tempo. I doni ai questuanti, oltre alle uova, sono costituiti anche da denaro, vino, salumi, focacce e frittelle e gli spostamenti, che un tempo erano effettuati solamente a piedi, a volte vengono velocizzati con passaggi in auto, data la grande estensione del territorio da coprire.
Le uova avanzate la sera del sabato Santo vengono consumate nel pranzo di Pasqua nella frittata rognosa, antica ricetta preparata con l'aggiunta di salame.

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