![I Birrifici Agricoli](/sites/default/files/2019-05/birrifici-agricoli.jpg)
I birrifici agricoli sono stati introdotti nella legislazione italiana con il D.M. n. 212 del 2010. Per essere definita agricola gli ingredienti principali con i quali viene fatta la birra devono essere prodotti prevalentemente (almeno per il 51%) in azienda.
Questo vuol dire che le aziende agricole devono coltivare direttamente l’orzo alla base delle produzione brassicola, attivando il processo di maltazione in proprio oppure usufruendo di una struttura esterna come soci.
Il provvedimento permette alle aziende di indicare in etichetta la dicitura birrificio agricolo e di usufruire di un regime fiscale agevolato (con possibili ulteriori finanziamenti destinati dall'Unione Europea per lo sviluppo rurale).
![Consorzio Italiano di Produttori dell'Orzo e della Birra](/sites/default/files/inline-images/logo-cobi_0.jpg)
Parallelamente a questo provvedimento ha acquisito notevole importanza il Consorzio Italiano di Produttori dell'Orzo e della Birra (Cobi). Nato nel 2003 con la finalità di valorizzare le aziende che oltre a coltivare orzo producevano birre artigianali, ha permesso, grazie alla creazione di un maltificio consortile, lo sviluppo di questo settore.
I piccoli produttori hanno infatti potuto utilizzare una struttura tecnologicamente avanzata, ma economicamente per loro impegnativa, diventando soci del consorzio. L’orzo consegnato al consorzio viene trasformato in malto, quello che viene restituito loro non è il loro malto, ma quello ottenuto dall’orzo di tutti i soci.
In questo modo hanno ottenuto un prodotto, risultato della maltazione, di alta qualità e selezionato, mantenendo inalterata la dicitura agricola per la birra prodotta.
La birra agricola si prefigura quindi come la trasposizione del vino per le aziende agricole che hanno affiancato alla coltivazione della vite la produzione enologica.
I birrifici agricoli sono un sottogruppo dei birrifici artigianali, producendo in proprio il loro malto.